A soli tre giorni di distanza dalla mega-operazione che ha portato alla chiusura di Megaupload e all’arresto del suo CEO, Kim Dotcom, il web non è più lo stesso. Il blitz dell’FBI ha letteralmente intimorito alcuni fra i maggiori siti di condivisione di file, che non hanno esitato ad anticipare le pulizie di pasqua fra i loro server. Nemmeno 24 ore dopo la chiusura di Megavideo, centinaia di naviganti già si lamentavano della scomparsa di file video in streaming dalle pagine di portali come Videobb (da molti indicata come alternativa a Megavideo), Videozer e Fileserve.
Nel frattempo, c’è chi si spinge oltre: è di queste ore la notizia che Filesonic ha deciso di interrompere il suo servizio di file sharing.
“Tutte le funzionalità di condivisione su FileSonic sono da questo momento disabilitate Il nostro servizio può soltanto essere utilizzato per caricare o per trovare file che si sono caricati personalmente. ”
si legge in un avvertimento apparso sulla prima pagina del portale “I nostri servizi possono essere utilizzati solo per caricare e raggiungere file che hai caricato di persona”. Il sito Uploaded.to invece ha interrotto ogni servizio negli Stati Uniti e sta lavorando per spostare il suo quartier generale a Hong Kong. FileSonic, avendo ufficialmente base in Olanda, non ha avuto bisogno di fare traslochi.
Il mondo del filesharing è in totale subbuglio. Mentre i grandi siti si affannano a scongiurare un epilogo in stile Megaupload, mentre gli sventurati che avevano caricato su Megaupload file legali si strappano i capelli, gli internauti affamati di filmati in streaming rimbalzano irrequieti tra i vari VideoWeed, MovShare e NovaMov, nella speranza di trovare il contenuto che cercano. Insomma, l’operazione di giovedì aveva come obbiettivo quello di intimidire la comunità del filesharing, ha sicuramente colpito nel segno.
Ma la Rete non sta certo rimanendo a guardare. Mentre da un lato c’è chi identifica nell’operazione di venerdì una prova della sostanziale inutilità di SOPA e PIPA (dal momento che le erbacce si possono estirpare, non serve radere al suo l’intera foresta), dall’altro c’è chi la pensa esattamente all’opposto. Dopo aver mandato in tilt i siti di Casa Bianca e FBI, il collettivo di hacktivisti Anonymous continua imperterrito le operazioni di rappresaglia. Domenica è stata la volta di CBS e Universal Music. Il sito del network statunitense è andato in blackout per 20 minuti, gli attivisti di Anonymous sono riusciti a fare piazza pulita di file e directory e per una mezz’ora buona chiunque provasse ad accedere al sito si trovava di fronte a una directory con un solo, inutile file. Inoltre, mentre negli Usa Anonymous staccava la spina al sito della casa discografica Universal, Anonymous Morocco mandava in tilt la fanpage di Rihanna
“Noi di Anonymous sitamo lanciando il più grande attacco di sempre ai siti governativi e dell’industria musicale” hanno dichiarato dal quartier generale Anonymous “L’FBI non credeva mica di passarla liscia? Avrebbero dovuto aspettarsi la nostra risposta.”
Il ramo svedese dell’organizzazione, nel frattempo, prova a dare una dimensione più argomentata agli attacchi degli ultimi giorni, diffondendo in rete articoli che dimostrano come il filesharing negli ultimi anni non abbia inciso più di tanto sulle vendite o sulla crescita dell’industria discografica e cinematografica, che in alcuni casi avrebbero invece riscontrato un feedback positivo.
Tuttavia, posto che questi dati possano valere in senso assoluto, e posto che Kim Dotcom e compagni se la cavino con una lavata di capo grazie al pool di avvocati che hanno assoldato, la questione rimane in attesa di soluzione. E difficilmente si potranno calmare le acque contrapponendo progetti di legge incostituzionali (come SOPA e PIPA) alla rivendicazione di una libertà totale nel download di file coperti da copyright.
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